Orgogliosa delle proprie radici, Siviglia rimane ancorata a se stessa sfuggendo ai diktat delle ultime tendenze. Che siano cool o smart ai sivigliani poco importa. Ciò che conta sulle rive del Guadalquivir è la passione in ogni cosa.
Sevilla, dicono gli spagnoli. E solo a pronunciarne il nome viene voglia di ballare. Musicale, ritmico. “Sevilla”, schiocca in bocca come un colpo di nacchere, scivola veloce nell’aria come il lembo di un vestito alzato dal tacco di una ballerina di flamenco. Cuore dell’Andalusia, una terra di confine che è Europa moresca e avamposto dell’Africa, Siviglia segue la propria vocazione sensoriale, travolgente e imprevedibile. Una città che è uno stato d’animo, un incantamento che non si esaurisce al primo sguardo.
Antica e raffinata, araba, gotica e barocca Siviglia vive senza troppo agitarsi: si sveglia alle 10, pranza alle 15 e prima di sorseggiare l’ultimo sherry, magari nei patios con l’acqua delle fontane che gorgoglia cristallina, fa il giro dei bar, l’imperdibile ronda de tapas. Un bicchiere di vino tinto annuncia l’inizio della marcha, il delizioso “là” alla notte andalusa. Da un barrio all’altro, da una stradina acciottolata all’altra, ci si perde alla ricerca del boccone perfetto. Scarpe comode e curiosità, non serve altro per entrare nel vivo della notte andalusa. La curiosità di spingersi oltre i consigli delle guide turistiche e seguire l’onda, infilandosi nei tapas bar che traboccano di intenditori del gusto pigiati al bancone. Le sperimentazioni molecolari più snob qui sono fuori luogo. Le tapas devono avere il gusto della tradizione. Da Casa Morales (Calle García de Vinuesa), aperto dal 1850 e rimasto da allora della stessa proprietà, si rimane stupiti dall’architettura antica, dai grandi orci in terracotta e dalla bontà: formaggio stagionato, peperoni piccanti, guancia di maiale e carciofi in salsa verde. Il tutto accompagnato dal vino della casa prodotto in Valdepeñas. È a pochi passi dalla Cattedrale di Siviglia nel quartiere di Santa Cruz. Costruita su un'antica moschea, la cattedrale conserva dell'eredità araba la torre Giralda, l’antico minareto e il Patio degli Aranci.
Non lontano, splende Real Alcazar, il palazzo reale più antico e suggestivo d’Europa. In centro, da segnare in agenda, c’è anche il tapas bar Casa Placido per gli interni molto scenografici. Dopo qualche minuto a piedi si raggiunge Barbiana famoso per il suo dry sherry, la manzanilla barbiana, che ben si accompagna alle tortillas di gamberi e alle polpette di cocco. I tapas bar che dettano moda tra i giovani, sono punto di ritrovo per chi ama ascoltare musica reggae tra chiacchiere e buon vino. Sono nel quartiere di Alameda de Hércules, a nord del centro. Un’area che si sviluppa intorno a una delle più grandi piazze della città, con viali alberati e vecchie case. Il simbolo della plaza è la statua di Ercole. Duo Tapas è in Calle Calatrava al numero 10: la gestione è giovane, le tapas semplici e gustose e ben impiattate. Eslava, invece, è il tempio dei buoni prodotti andalusi, vincitore di diverse edizioni della Sevilla en Boca de Todos grazie a ricette come l’uovo cotto a bassa temperatura accompagnato da tartufo.
Forza, passione, rabbia, il flamenco è una danza che nasce dalla carne e si esprime con l’anima. Simbolo della sensualità spagnola è la rappresentazione più pura del folclore andaluso, ma soprattutto, è un modo di essere. Le gambe si muovono lente, poi frenetiche in una specie di estasi creativa. Le mani disegnano ghirigori nell’aria, i corpi s’inarcano e si attorcigliano su se stessi per protendersi verso l’alto, quasi a spiccare il volo. Gli sguardi provocano il pubblico, mentre le labbra accennano sorrisi sfrontati. Per essere un vero ballerino di flamenco bisogna possedere il duende, il fuoco sacro, che attraverso il corpo, lo sguardo, il battito delle mani e il canto racconta i sentimenti più profondi dell’animo umano. È interessante capirne la storia e la filosofia al Museo del Baile Flamenco in calle de Manuel Rojas Marcos, dove Cristina Hoyos, ballerina di flamenco tra le più celebri, ha raccolto fotografie, costumi e interessanti filmati. Alla sera, prenotando, è possibile assistere a uno spettacolo di flamenco.
Anima Gitana
Basta attraversare il Guadalquivir e entrare a Triana, casa di musicisti, ballerini e matador, per respirare l’anima gitana di Siviglia. In particolare, varcando la soglia del Cristina Heeren Foundation of Flamenco Art, un’associazione privata e no profit che ospita la Scuola Internazionale di Flamenco, che dal 1996 ha cresciuto al ritmo di questa antica arte 6000 giovani. A fine corso si diplomano ballerini, musicisti e cantanti che sognano di diventare i nuovi artisti del flamenco. All’interno c’è anche un teatro: gli spettacoli sono eccellenti. Una volta fuori vale la pena perdersi tra le sue vie, entrare nelle chiese come la Capilla de la Estrella, nei laboratori di ceramica e nell’antico Mercado de Triana, colorato di bancarelle per il cibo decorate con azulejos.
Tra i quartieri de La Encarnación-San Pedro e Alfalfa è racchiuso il quadrilatero della creatività. Si chiama Soho Benita e unisce giovani artigiani dalla moda alla gastronomia, dall’arte alla grafica. Hanno aperto negozi, atelier, studio, laboratori del gusto e della cultura uniti dal desiderio di poter fare la differenza, partendo dalla tradizione per raccontare il presente e guardare al futuro. C’è la gallerie d’arte contemporanea Delimbo, che esivisce l’avanguardia artistica con mostre temporanea, ci sono gioielli di design creati da mani sapienti a Le Voilà, gli originalissimi cappelli scultura di Patricia Buffuna e il caffè libreria Un Gato En Bicicleta per pause di cultura.
Il percorso (segnalato in una mappa da richiedere ai negozi o alle reception degli hotel) parte da Plaza Jesùs de Pasiòn e, in uno zig di vicoli e vicoletti, arriva fino a Plaza de La Encarnación dove sembra esplodere verso l’alto il Metropol Parasol, il gigantesco ombrello progettato da Jurgen Mayer. Per i sivigliani è Las Setas, i funghi; per i turisti è un’affascinante architettura di settanta metri di altezza che regale un panorama eccezionale sulla città.
Arrivare
In Spagna si dice “Quien no ha visto Sevilla, no ha visto maravilla”; chi non visto Siviglia non ha visto meraviglia. A poco più di due ore di aereo dall’Italia è la porta dell’Andalusia. La destinazione ideale per un long weekend e per iniziare un viaggio tra le scenografiche bellezze della terra del sole.
Info utili: Sevilla Turismo; Turismo in Spagna
Da non perdere
Una passeggiata al grandioso Parque de Maria Luisa per respirare la Siviglia romantica della seconda metà del XX secolo e il Palacio de Las Dueñas, la residenza della duchessa Cayetana Fitz-James Stuart per ammirare lo stile gotico-mudéjar e i giardini di limoni a cui il poeta Antonio Machado dedicò i suoi versi: “La mia infanzia sono i ricordi luminosi di un pqtio di Siviglia e di un orto luminoso dove matura i limone”. Non ultimo, le chicche nascoste e i consigli di Adolfo Rey Carrasco, creatore di Sevilla Ambassadors: i suoi itinerari urbani sul filo della gastronomia si muovono da un tapas bar all’altro e da un ristorante all’altro: un’esperienza da non mancare.
Dormire
Nel centro storico di Siviglia, vicino a Plaza de Armas, è un hotel di sapore con stanze ben arredate e una magnifica terrazza sul tetto. Il lounge bar guarda la Cattedrale (doppia da 100 euro)
Cenare
Ottima cucina d’avanguardia in un ambiente giovane e contemporaneo. Il ristorante, all’interno di un antico palazzo, ripercorre nel decor e nel design il giro del mondo. Risultato? Tra i più instagrammabili della città
Silvia Ugolotti, testo e foto
Pronti a partire? Non dimenticate di aggiungere il tag #ryanairstories alle vostre foto: verranno pubblicate sull’Instagram feed di Ryanair.